Dal Canton del Gallo al ponte delle Torricelle. Sino al riordino toponomastico del 1900 si suddivideva nelle vie S.Apollonia, S.Giuliana, dei Servi, S.Egidio. Tutte e quattro le brevi strade prendevano nome da chiese,delle quali resta solo quella dei Servi. Le prime due dalla chiesa S.Giuliana o S. Apollonia,che i padovani chiamavano in realtà S.Uliana: era parrocchiale,aveva cinque altari,andò perdendo d'importanza quando si aprì il ghetto e si ridusse conseguentemente il territorio di sua competenza. Ospitava la fraglia degli orefici e andò demolita dopo il 1810: dapprima magazzino,quindi sede della tipografia Salmin,che ebbe fama per aver stampato libriccini microscopici,usando il carattere corpo tre,tra cui nel 1878 il Dantino,cioè la più piccola edizione che si conosca della Divina Commedia misurando millimetri 38 per 21. La chiesa dei Servi (S.Maria dei Servi) risale alla fine del XlV secolo; affidata ai Padri Serviti o Servi di Maria,aveva retrostante il convento soppresso nel 1806. Le colonne ottagonali del portico sono quelle che sostenevano la primitiva cappella del Santo nella basilica antoniana. All'interno. il barocco altare dell'Addolorata,il Crocifisso miracolosi (nel 1512,secondo una pia tradizione,per quindici giorni sudò sangue),pale e affreschi di pregevole esecuzione. Aveva annessi i due oratori di S.Uomobuono,della fraglia dei sarti, e della confraternita di S.Maria del Parto.Vi trova ora sede il tribunale regionale diocesano. La chiesa di S.Egidio era nella piazzola quasi di fronte ai Servi e sino a qualche decina di anni d'anni fà si conservò la facciata. S.Egidio era un anacoreta greco del Vll secolo,rifugiatosi a Nimes presso Carlo Martello,ma i padovani,secondo il loro costume di corrompere dialettalmente o familiarmente pure il nome dei santi,la chiamavano chiesa S.Zilio. Stando alla leggenda si attribuiva la costruzione a Carlo Magno,e l'ipotesi trovava credito essendovi un antico affresco rappresentante Carlo Magno,il vescovo Pietro di Treviri e S.Egidio con la cerva. Ospitò la fraglia dei fabbri e quella dei merciai. Soppressa nel 1808,quello che rimaneva dell'edificio ebbe le più varie destinazioni:nel 1870 si tenne il culto evangelico,agli inizi del nostro secolo fu una delle prime sale cinematografiche,l'"Hesperia".Via Roma, nei giochi dei sensi unici o vietati,ha perduto parte della sua importanza e della sua centralità. Portando al Prato della Valle,aveva in negozi meglio riforniti,c'erano caffè e pasticcerie, il Pezziol produttore di cioccolata e confetterie, gli Zaccaria confezionatori di una classica specialità padovana:"i zaleti", biscotti per cui si usa la farina di granoturco. C'era pure la "Fiaschetteria Toscana" dei Masini,dove ci si poteva tranquillamente imbattere nel presidente del tribunale Deola o in illustri cattedratici. La sede della Banca d'Italia,su progetto degli architetti Samonà (1974),sostituisce un palazzo Ottocentesco dove sino al 1920 si trovava la Banca Veneta,importante istituto di credito cittadino,che però ebbe fine non gloriosa,per dissesti provocati da irregolarità amministrative. Si può dire che a Padova si facesse sotto il portico o lungo il marciapiede di via Roma,durante la Fiera del Santo di aggiungevano,per una settimana,dai Servi in giù,le bancarelle,ulteriore richiamo per quanti giungevano in città per l'occasione. I negozi di abbigliamento,i magazzini Schostal, la pellicceria Nissim Cohen,i mobili Romaro, le macchine addizionatrici Faggionato ,il fiorista Beggio,la profumeria Carmen,i ricambi d'auto Francesconi,le vetrerie Cuzzeri, lo stabilimento fotografico Turola, la Cooperativa Tipografica,persino la prima Upim, erano in via Roma,al centro del passaggio dei padovani.
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